@JuanCarlosFox on Clubhouse

Bio

Italiano al estero. Che DIO Vi Protegga!
Il Mio Grande Amore per Tutti connazionali dell ‘Emilia-Romagna!
* “Donnare Armi da Guerra significa odiare Vostri Figli e generazione future Italiane.” 💣 distruzione non significa ☮️.
“Siamo un libro sul pavimento in una casa vuota che sembra la nostra
Il caffè col limone contro l'hangover, sembri una foto mossa
E ci siamo fottuti ancora una notte fuori un locale
E meno male
Se questa è l'ultima canzone e poi la luna esploderà
Sarò lì a dirti che sbagli, ti sbagli e lo sai
Qui non arriva la musica
E tu non dormi e dove sarai? Dove vai?
Quando la vita poi esagera
Tutte le corse gli schiaffi, gli sbagli che fai
Quando qualcosa ti agita
Tanto lo so che tu non dormi, dormi, dormi, dormi, dormi mai
Che giri fanno due vite.”
Marco Mengoni.

Tifoso della Repubblica del Ovunque ascolto Ovunque 6 Morning Show
con la giornalista preferita Natascha Lusenti.
La lingua Italiana va praticata quotidianamente anche al estero.
*C’e moltissima autostima in noi
Ex-Pats al estero.
Sento aria di cambiamento finalmente. Il Femminismo sta prendendo finalmente piede in una terra con mancanza d’opportunità entrambi connazionali.
Aveva piena ragione Giulio Cesare, Imperatore Romano con il detto: “ Dividi e impera.”

Quando Giulio Cesare si metteva in testa di combattere un popolo, adottava la strategia del “divide et impera”. E Cesare, lo sappiamo, non era esattamente un cretino. Ogni avversario preso singolarmente era come una formica, più una seccatura che un problema, e se ne liberava rapidamente e con poche perdite. Una volta divisi anche i Barbari più temibili erano poco più che una banda di truzzi. Al contrario i Romani che erano organizzatissimi, uniti e contraddistinti da un sistema di comunicazione fenomenale agivano come un sol uomo, facendo il mazzo a tarallo a chiunque.
Rigiriamo il concetto e applichiamolo ai nostri giorni e alla guida nel traffico: tendiamo a dimenticare che giochiamo TUTTI nella stessa squadra e di conseguenza ci comportiamo come se fossimo da soli contro il mondo, con le “conseguenze” che questo comporta: la necessità di primeggiare, di avvantaggiarsi dell’errore o della debolezza altrui e altre amenità di simile profonda bellezza. E se invece ci ricordassimo che, tutto sommato e tolto l’imbecille di turno, abbiamo un interesse comune a rendere la nostra (e quindi l’altrui) esperienza di guida il meno traumatica possibile?

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