Risulto ufficialmente nato a Marino, ma non è vero. E infatti, nonostante le “fontane che danno vino”, non ci ho mai messo piede. Infanzia felice in Sicilia, ginnasio e liceo a Roma (Pilo Albertelli e Augusto), maturità strappata a Barcellona Pozzo di Gotto, Scienze Politiche a Roma.
Calciatore di sicuro avvenire, campione italiano juniores a 17 anni, carriera troncata dall’obbligo paterno di finire il liceo. A 19 anni, trascinato controvoglia da un amico fissato col giornalismo, divenni cronista giudiziario abusivo a Paese, via dei Taurini, edizione del mattino. Con il processo Ippolito e un sub-subappalto da 30 mila lire mensili, trasferimento alla Sala Stampa di piazza San Silvestro. Un anno e mezzo a Momento Sera e finalmente - finita la carriera abusiva da “sorcio” - contratto da praticante a Luna Sera. Poi, all’Ansa per sei anni, gli ultimi tre collaboratore di Panorama. Un anno al Giorno e, dal 15 dicembre 1975, a Repubblica.
Sono uno dei rari possessori di tutti i numeri zero e, per snobismo, non ho mai incorniciato l’articolo con la mia firma sulla prima pagina del primo numero.
L’Europeo, Globo, Epoca, Biagi, Gruppo Espresso, La Voce, direttore per gli ultimi sei mesi del Sabato. Infine, agenzia in proprio e pensione.
Ho cumulato almeno 150 querele, ma sono incensurato soprattutto per la bravura del mio amico fraterno Oreste Flamminii Minuto. Quando mi arrestarono in aula per non avere rivelato le fonti delle mie informazioni (anche perché la “fonte” era in divisa poco distante...), Oreste convinse poi la Corte Costituzionale che era ora di cambiare le regole sul segreto professionale. E se oggi i giornalisti hanno qualche tutela in più, beh lo devono anche a questo grande avvocato.
Ho lavorato con grandi maestri (Geraldini, Buffa, Melega, Biagi) e grandi direttori (Lepri, Sechi, Valentini e Pirani, Gregoretti, Zanetti, Montanelli). Potevo imparare meglio e di più. Ma sono riuscito a strappare agli editori per ben tre volte la mitica “fissa”, una super liquidazione che faceva adorare il mestiere...
Appassionato di auto d’epoca ho un palmares abbastanza consistente: un Giro del mondo in 80 giorni, tre Pechino-Parigi, altri rally ovunque in Europa, Sud America, Africa, Indocina e India. Sempre con mia moglie, che oramai mi sopporta da quasi 60 anni. Anche nostra figlia Silvana, purtroppo, fa la giornalista; ma le voglio bene lo stesso.
Ogni tanto scrivo di Classic cars su Repubblica, su un mio sito internet, su qualche libro.
Invited by: Claudio Sabelli Fioretti
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